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Amianto e Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.)

Se c’è l’amianto o l'eternit, l’A.I.A. viene rilasciata?

Bella domanda, ma intanto partiamo a spiegare che cos’è questa A.I.A., che a parte le persone o aziende che ne sono coinvolte, alla maggioranza non dirà assolutamente nulla.

A.I.A. è l’acronimo di autorizzazione integrata ambientale ed è il provvedimento che autorizza il funzionamento e l’esercizio di un impianto in cui vengono svolte determinate attività industriali.

In buona sostanza esistono delle attività industriali che hanno ripercussioni importanti sul suolo, l’acqua, l’aria, il clima, il paesaggio, la fauna e la flora e quindi sulla qualità di vita dell’uomo. Per questi tipi particolari di attività è stato introdotto, prima a livello Europeo, poi a livello nazionale, con svariate normative e leggi, al fine di prevenire e ridurre l’inquinamento e le emissioni in aria, nell’acqua e nel suolo.

L’elenco delle attività soggetto a questa procedura particolare sono elencate nella parte seconda, del D.L.gs. 152/2006; giusto per darvi un’idea di cosa stiamo parlando, l’elenco delle attività comprende le raffinerie di petrolio, le centrali termiche, quelle elettriche e nucleari. Gli impianti chimici e le acciaierie. Ricadono inoltre in questo elenco, che è lunghissimo, anche gli allevamenti intensivi di pollame e suini.

Se si prende in esame nel particolare gli allevamenti intensivi di animali, la normativa nazionale che individua gli allevamenti che devono essere assoggettati all’A.I.A. si possono ricondurre:

1) parte Seconda titolo III bis. per le attività di zootecnia elencate al punto 6.6 nell’Allegato VIII in cui si elencano gli impianti per l’allevamento intensivo di pollami e suini con più di:

  • 40.000 capi di pollame;
  • 2.000 posti suini da produzione;
  • 750 capi di scrofe.

2) parte quinta titolo I art.272 si riferisce alle emissioni in atmosfera per le attività zootecniche soggette all’AIA , in base al numero di capi.

La normativa prevede che ad essere assoggettati all’obbligo di autorizzazione alle emissioni in aria, acqua e suolo, siano gli allevamenti in ambienti confinati, ovvero quelli in cui gli animali siano ricoverati in strutture coperte.

Con l’introduzione del D.Lgs. 128/2010 sono state apportate modifiche importanti sulla nozione di impianto e stabilimento: se prima con nozione di impianto si intendeva la singola attività preposta per una specifica attività, con l’introduzione del nuovo Decreto Legislativo questo concetto è stato ampliato. Infatti con stabilimento si intendono il complesso unitario e stabile al cui interno si svolgono più cicli produttivi, ma riconducibili ad unico gestore (proprietario).

Altra differenza introdotta con il nuovo Decreto Legislativo si riferisce non più alle quantità espresse in peso vivo, quindi numero di animali uguali a tot peso in Kg, ma al numero di capi per categoria di animali.

Dopo questa analisi della normativa di riferimento, in buona sostanza quello che la normativa mira a regolare non è altro che limitare le sostanze nocive che possono essere introdotte nell’aria, nell’acqua e nel suolo, da un numero così grande di animali.

Infatti ogni A.I.A. deve stabilire al suo interno dei valori limiti di emissione sia per quelle in atmosfera che in acqua.

Tra le emissioni in atmosfera che rientrano nel campo di monitoraggio c’è anche l’amianto.

Questo materiale è ancora molto presente nelle coperture degli allevamenti intensivi di animali; sappiamo molto bene il largo utilizzo che si è fatto di questo materiale fino alla sua messa al bando, per le sue caratteristiche di resistenza molto elevate. Ma l’amianto o l'eternit come ormai si sa da molto tempo è un materiale molto pericoloso per la salute degli uomini ed in questo caso degli animali, soprattutto quando inizia a sfibrarsi, cioè a staccarsi dalla matrice cementizia a cui è inglobato. Le coperture costruite con questo materiale ormai hanno una vetustà di 40-50 anni e con il tempo anche questo materiale “indistruttibile” ha la tendenza a degradarsi, creando così un possibile rilascio di fibre di amianto nell’ambiente.

Fibre che se inalate possono causare malattie a carico dell’apparato respiratorio, in alcuni casi portare alla formazione dei tumori e alla morte. Le cronache dei giorni d’oggi testimoniano i casi di decessi dovuti all’amianto, per non parlare dei casi giudiziari più eclatanti.

Il nemico invisibile della nostra salute

Ecco un elenco di sintomi che provoca l’amianto alla salute:

  • Versamento pleurico
  • Ispessimento pleurico diffuso.

Fin qui quelle benigne. Ma passiamo a quelle maligne:

  • Asbestosi o fibrosi polmonare interstiziale
  • Tumore polmonare
  • Mesotelioma pleurico

Magari stai pensando che sto esagerando, che tanto è sul tetto, magari della tua stalla in campagna, che nessuno lo tocca. Siamo proprio i soliti esagerati.

Ti voglio dare solo un dato: la fibra di amianto è 1300 volte più sottile di un capello, quindi non ti accorgi se c’è e dov’è, ma quando ti ammali è troppo tardi perchè la latenza di questa malattia arriva anche a 15-20 anni dopo. Ciò significa che ti ammali e te ne accorgi dopo tanti anni, magari quando pensi sia giunto il momento di goderti la pensione.

Ma torniamo al tema principale, cioè l’AIA.  Se sei riuscito, dopo aver compilato una marea di scartoffie, presentato documenti ad ogni organo di competenza, ad avere questo famigerato documento, sappi che non hai ancora finito.

Tu mi dirai! Ancora? Si lo so le scartoffie affonderanno questo mondo, ma senza non si lavora. Adesso ti spiego il perché ?

Presto detto: il rilascio e il rinnovo di questa autorizzazione è passato di competenza alle ARPAE regionali e provinciali di ogni regione che per eseguire la sua funzione ha  l’obbligo di effettuare ispezioni programmate per il settore degli allevamenti, oltre ad una serie di ispezioni e azioni di vigilanza e controllo delle emergenze ambientali.

Non solo ma l’ARPAE ha il potere di impartire al contravventore, nell’ambito degli ECOREATI, una prescrizione asseverata fissando dei termini per l’adempimento della stessa.

Quindi facciamo un ulteriore riepilogo per non perderci di nuovo: se hai l’amianto non hai l’A.I.A. e senza l’autorizzazione non si lavora.

Il concetto è brutale lo so ma è questo che alla fine succede. In questi anni siamo venuti spesso in contatto con questo tipo di realtà e ti posso assicurare che avere nella tua azienda l’Arpa che comincia a scrivere verbali, il Comune che ti manda le letterine in cui ti prescrive dei tempi stretti per metterti in regola, i carabinieri che ti vengono a fare lo spulcio di tutto quello che hai in azienda, ti posso assicurare che non è affatto divertente. Oltre tutto dopo sei costretto a prendere decisioni in fretta e si sa la fretta non porta mai a buoni consigli.

Dalla nostra esperienza consigliamo sempre di valutare il problema prima che si trasformi in un disastro annunciato, e di avvalerti di persone pratiche del settore.

Inteco Srl

Clicca sul link per vedere questo cantiere in provincia di Carpi (MO) dove ti raccontiamo quello che abbiamo fatto in questo allevamento di suini.

 

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