Redazione di Inteco Srl pubblicato sulla rivista SUINICULTURA.
COPERTURE ALLEVAMENTI INTENSIVI: ATTENZIONE AI MATERIALI
Tra i vari fattori che determinano o meno il rilascio di Autorizzazione integrata ambientale (Aia), ovvero il provvedimento che autorizza il funzionamento e l'esercizio di un impianto in cui vengono svolte determinate attività industriali, c’è anche la presenza dell'amianto o eternit nelle strutture.
In buona sostanza esistono delle attività industriali che hanno ripercussioni importanti sul suolo, l’acqua, l’aria, il clima, il paesaggio, la fauna e la flora e quindi sulla qualità di vita dell’uomo.
Per quanto riguarda le attività di zootecnia elencate al punto 6.6 nell’Allegato VIII D.L.gs. 152/2006 in cui si elencano gli impianti per l’allevamento intensivo di pollami e suini con più di:
- 40000 capi di pollame;
- 2000 posti suini da produzione;
- 750 capi di scrofe
La normativa prevede che ad essere assoggettati all’obbligo di autorizzazione alle emissioni in aria, acqua e suolo, siano gli allevamenti in ambienti confinati, ovvero quelli in cui gli animali siano ricoverati in strutture coperte.
Questo materiale è ancora molto presente nelle coperture degli allevamenti intensivi di animali; è stato infatti largamente utilizzato (fino alla sua messa la bando) per via delle sue caratteristiche di resistenza molto elevate.
Le coperture costruite con questo materiale risalgono a 40-50 anni fa e con il tempo anche questo materiale “indistruttibile” ha la tendenza a degradarsi, creando così un possibile rilascio di fibre di amianto nell’ambiente.
Ma l’amianto è un materiale molto pericoloso per la salute degli uomini ed in questo caso degli animali, soprattutto quando inizia a sfibrarsi.
Le fibre, se inalate, possono causare malattie a carico dell’apparato respiratorio, in alcuni casi portare alla formazione dei tumori e alla morte.
La pericolosità di questo materiale dipende anche dal fatto che non è semplice accorgersi della presenza di fibre libere nell'ambiente ( 1.300 volte più sottili di un capello) e degli effetti. Questi infatti si manifestano solo dopo un periodo di latenza che può durare anche a 15-20 anni.
Una volta ottenuta l'autorizzazione
Il rilascio e il rinnovo di questa autorizzazione è passato di competenza alle ARPAE regionali e provinciali di ogni regione. Queste hanno l'obbligo di di effettuare ispezioni programmate per il settore degli allevamenti, oltre a una serie di ispezioni e azioni di vigilanza e controllo delle emergenze ambientali.
Inoltre, nell'ambito degli ecoreati, l'Arpae ha il potere di impartire al contravventore una prescrizione, fissando dei termini per l'adempimento della stessa.
Durante queste fasi l’Arpae si avvale della consulenza delle Asl locali alle quali richiedono una valutazione per quanto riguarda l’aspetto sanitario legato all’amianto.
Infatti in presenza di amianto, è proprio l'Asl che ha l'autorità di esprimere pareri su questioni di idoneità all'attività dell'allevamento, vincolando l'Arpae al momento del rilascio della prima autorizzazione e dei successivi rinnovi.
Negli ultimi anni si sono intensificati i controlli preventivi sulla presenza dell'amianto grazie all'utilizzo dei droni. Chi da censimento risulta essere in possesso di una copertura in amianto, deve fare una valutazione sullo stato di degrado della copertura, da parte di un tecnico in possesso di abilitazione. Se lo stato di degrado è scadente o pessimo, occorre mettere in atto il programma per la bonifica dei tetti in cemento amianto.
Come risolvere il problema
La soluzione definitiva per eliminare il problema amianto dal tuo allevamento è la rimozione del tetto in eternit e rifare una nuova copertura.
In assenza di amianto non sussiste più la preoccupazione per l'Aia, ma sopratutto i vantaggi risiedono nella qualità di vita degli animali.
Un ambiente meglio illuminato, con una buona ventilazione per mantenere la temperatura, l'umidità e la qualità dell'aria desiderate, aumenta la produzione e quindi la resa.